


Da Stavlo abbandonato, a Stavlo ristrutturato in mezzo al niente, a Stavlo con veranda e giardino...
12 anni circa per farlo diventare come è oggi. Tante arrabbiature, tanti pianti, tanti “quest’anno lo si vende”, tanti “ma chi ce lo ha fatto fare”.
Ma poi lui - o meglio lei - è la casetta "greca comprata alla greca" ovvero chiedendo in giro di Kafenion in Kafenion cosa c’era in vendita; lei è la casetta comprata quando nelle isole della Grecia non c’erano cartelli ovunque con scritto Villas For Sale, Land For Sale, Anything For Sale; lei è lacrime e sorrisi.
All’epoca le isole - la mia almeno - erano luoghi in cui c’era solo tanta bellezza. Una bellezza sgarruppata ma sincera, una bellezza che bisognava conquistarsi con la pazienza e con la tenacia. Perché per riuscire a fare qualsiasi cosa bisognava entrare a far parte di una comunità a sé: quella di un’isola lontana, quasi scollegata dal mondo, che aveva i suoi tempi lenti e allungati all’inverosimile.
Ora la mia Grecia è quella delle Agenzie Immobiliari, delle case belle e fatte in 1 anno (all’epoca gli architetti ci mettevano mediamente 5 anni per costruire una casa), del “mi porto tutto dall’Italia” perché è fatto meglio.
Tutto facile, tutto edulcorato, tutto meno greco. Io, come tanti che conosco, avevo scelto una Grecia diversa: una Grecia che trovate nei libri Attic In Greece e My Greek Island Home che vi consiglio di leggere.
Una Grecia che faceva venire l’ulcera - vero Sonia ? - ma che era un mondo a parte e con "logiche illogiche" tutte da scoprire e capire. Una Grecia che si faceva perdonare tutto.
E a me, da vecia nostalgica quale sono, quella Grecia così difficile manca. E ripensare a lei, a quella Karpathos così bella e selvaggia e cattiva, mi fa venire le lacrime agli occhi. A lei, allora, perdonavo tutto perché lei era vera: le perdonavo la sciatteria, la lentezza, l’indolenza, il non rendersi conto delle cose che non andavano. Con fatica, lo ammetto, ma le perdonavo tutto perché lei, l'isola e la sua natura, erano più forti di me e di noi e dei soldi.
Ora è tutto cambiato - come è normale che sia - ma a me, personalmente, quella Kárpathos manca. Lei, come avrete capito, è la montagna, il mare, il vento impetuoso e impietoso, i pini e le cascate invernali. Lei si contrappone a tutto: a me e a noi che siamo turisti; ma anche a loro che sono gli scarpantini. Lei è Karpathos ma potrebbe essere Paros, Mykonos, Milos, Naxos.
Lei resterà per sempre, ma noi no...e allora, a voler pensare al futuro, noi cosa le avremo dato in dote? Casermoni e taverne dove non dovrebbero esserci, case abbandonate e lasciate a metà, plastica e sporcizia.
E allora io ti chiedo scusa, Karpathos. Chiedo scusa ai tuoi alberi, al tuo mare cristallino, alla tua bellezza, alla tua innocenza e a tutto ciò che alcune persone non hanno voluto rispettare.
Con ❤️ per la mia Isola; scritto con le lacrime agli occhi; dedicato a tutte le persone che hanno un'isola del cuore che sta cambiando troppo e troppo velocemente.
E ora torno all'inizio del post: perché avere una casa in Grecia vuol dire anche questo; vuol dire restare anno dopo anno; vuol dire vedere crescere una casa quasi fosse un figlio; vuol dire vedere troppa gente che arriva e consuma alla velocità di un fast food e - magari - si permette anche di dare giudizi. E allora io, sotto sotto, perdonerò sempre te - Karpathos - ma non chi non ti rispetta.

un luogo magico come questo
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