Battesimo greco: ecco cosa può accadere se…

Decidete per un nome "inaspettato"! In che senso? Ce lo racconta Theo con la storia del battesimo di suo figlio:

Per chi non lo sapesse, in Grecia, il nome del nascituro viene gelosamente custodito segreto fino al giorno del battesimo.

Ufficialmente nessuno sa il nome, in molti se lo immaginano, ma nessuno lo pronuncia. Un po’ per rispetto, un po’ per scaramanzia verso il piccolo, certamente per non risultare indiscreti con la sua famiglia.

In Grecia, un po ' come nel Sud Italia, c’è inoltre tutt'ora l’usanza secondo cui il primogenito dà al suo di primogenito, a seconda del sesso, il nome del proprio padre o - se femmina - della propria madre. Vi ricordate la scena del film “Il mio grasso grosso matrimonio greco” in cui si presentano i nipoti? Lui è Nick, poi lui è Nick, un altro Nick e via dicendo. Ecco... quella è esattamente la realtà greca.

Fatte queste premessa d’obbligo, senza le quali non capireste quanto segue, arriviamo al battesimo di mio figlio. Mio papà ha un nome importante, si chiama Costantinos, io sono il primogenito e, per tradizione, al mio primo figlio maschio “spetterebbe” il nome di mio papà (Costantinos quindi).

C’è però un piccolo dettaglio: mio fratello - più giovane di me - ha già avuto un figlio maschio che, seguendo la tradizione, ha chiamato Costantino… Ecco, allora, che le cose si complicano un po' perché mi dico: "Non faremo mica la stessa cosa e chiamare tutti i nipoti della famiglia con lo stesso nome, giusto?”.

La prima cosa che faccio, allora, è parlare con mio papà: sia mai che si offenda il poveretto! Seconda cosa parlare con la mamma: sia mai che le venga un infarto per la scelta! Entrambi capiscono (non fosse che per evitare il problema della Pasqua: ovvero tutti seduti a tavola, qualcuno che dice "Costantino vai a prendere altro agnello", e sette persone che si alzano in contemporanea...) e approvano.

Si arriva pertanto al giorno del battesimo. Nessuno sa il nome, segretezza massima.  La Chiesa ortodossa nell’entroterra greco vicino alle Meteora è stipata di parenti e amici che, per l’occasione, sono tirati giù a lucido.

Parte la funzione religiosa, ufficiata dal fratello prete di mio papà. Tutti attenti e concentrati in trepidante attesa del nome che, di lì a poco, viene pronunciato dal padrino che, a domanda dello zio sacerdote, risponde “Alexandros”.
Per qualche istante in chiesa cala un silenzio agghiacciante; segue un mormorio di sconvolgimento emotivo; tutti guardano mio papà per cercare di leggere un’espressione di disapprovazione nel suo sguardo; ma di disapprovazione non c'è traccia. "Sarà troppo scioccato" pensano gli invitati.

Ma questo è solo l'inizio della "tragedia greca": lo zio afferra con le sue mani mio figlio, lo immerge in acqua con in testa l’olio benedetto in Chiesa e versato in abbondanza dal padrino, recita i versi “si battezza il servo di Dio Costantinos, nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, Amen”.

Il padrino rimane di stucco, e corregge subito il prete, il quale a sua volta corregge (ovviamente di malavoglia) il tiro e "pronunciando l'impronunciabile": Alexandros con le lacrime agli occhi.

Il rituale si ripete per altre due volte, lo zio prete mi guarda sperando inutilmente in un equivoco o in un mio rinsavire.

Stessa cosa nei passaggi liturgici successivi che portano alla fine della funzione che si conclude, come da mio volere, con un novello servo di Dio  a nome Alexandros e non Costantino.

Usciti dalla Chiesa, come da tradizione, parenti e amici fanno gli auguri a noi genitori mentre quelli più anziani, rivolti ai mio papà, dicono con facce da funerale “non ti preoccupare, sai come sono i giovani di oggi” oppure “speriamo che faccia un altro figlio, vedrai che poi lo chiamerà Costantino… Non ti preoccupare.”

Questa è la Grecia; la Grecia delle tradizioni radicate in modo profondo e tramandate di padre in figlio che, ogni tanto, vengono disattese... E qui, allora, scatta la tragedia. Perché la tragedia, si sa, l'hanno inventata i greci!

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