Ecco perché dobbiamo innamorarci della Grecia!

Con AMORE per la Grecia...

Questo racconto è un regalo. Un dono che Theo ha fatto a me e che io, per interposta persona, faccio a voi. Un racconto personale che ha come protagonista il nonno di Theo; un racconto che ancora fa luccicare gli occhi a chi me lo ha scritto. Eccolo:

“Nonno, mi sai dire a cosa servono questi due fori nel fondo del baule?”
Era questa la domanda semplice che mi ponevo tutte le volte che, con i miei fratelli, giocavo a casa del nonno e vedevo quel baule.

Un baule di legno, stile arte povera, messo in un angolo nella cantina il cui significato mi è stato svelato in una giornata di inizio primavera.

Una giornata con un vento fresco, che profumava di fiori di mandorlo, in cui decisi di chiedere a mio nonno il perché dei due fori.

Una domanda a cui mio nonno ha risposto con un gran sorriso e con uno sguardo frammisto di gioia e tristezza. Per un po’ è rimasto in silenzio, come se stesse facendo un viaggio nel tempo. Ed il suo racconto, in effetti, è stato un passaggio tra passato e presente per lui ancora vivido.

“Era il lontano 1941. Era da poco finita la guerra con l’Italia e mentre eravamo contenti dell’esito e pensavamo che tutto fosse finito, nella primavera dello stesso anno, inizia l’invasione tedesca che per la Grecia ha significato 4 anni di occupazione, distruzione, fame e migliaia di morti. Sono stati anni bui che hanno segnato in modo indelebile la storia della Grecia moderna. Era notte fonda, quando con tua nonna abbiamo sentito bussare alla porta di casa nostra e nel buio, aperta la porta, vedo un giovane ragazzo in uniforme, con uno sguardo spaventato, che con dei gesti ci ha fatto capire che aveva bisogno d’aiuto. Era un giovane soldato italiano che non parlava neanche una parola in greco, che ci supplicava di farlo entrare dentro casa perché lo stavano cercando i tedeschi.

Con tua nonna, ci siamo guardati in faccia e senza esitare, lo abbiamo fatto entrare. Il rischio che abbiamo corso era enorme. Qualora venissimo scoperti, i tedeschi avrebbero messo al muro tutta la famiglia. Ma come potevamo negare la vita ad un ragazzo giovane anche se nostro nemico?

Era un soldato e pertanto eseguiva gli ordini dei suoi superiori. Nonna gli ha preparato qualcosa di caldo e lo ha messo a dormire nella stanza da letto degli ospiti. La paura era tanta, la sola idea che i tedeschi potessero scoprire il giovane partigiano a casa nostra, mi faceva gelare il sangue. Dovevamo trovare una soluzione in caso di controlli che avvenivano spesso e ovviamente senza preavviso.

Il baule! Certo, poteva essere un bel nascondiglio, bastava adattarlo. Ho preso il baule dentro cui tua nonna teneva la sua dote, ho fatto entrare il ragazzo in posizione supina e ho visto che pur con difficoltà, riusciva ad entrare. Una volta messo dentro, tua nonna ha messo sopra delle coperte e si è messa seduta sopra. Fatte le prove, abbiamo subito capito che questo poveretto chiuso dentro per un pezzetto, rischiava di morire soffocato. Ed ecco il perché dei due fori.

I soldati nazisti sono passati a casa nostra qualche volta. Tutte le volte una gran corsa contro il tempo, con il soldato che entrava dentro e la nonna che si metteva seduta sopra il baule a ricamare oppure a lavorare la calza maglia. Per fortuna sua e nostra non hanno mai scoperto nulla. Dopo quasi due mesi, in una notte buia il ragazzo ha deciso di andarsene. Gli abbiamo dato un po’ di viveri, una collanina con un crocifisso e con gli occhi che brillavano ci siamo abbracciati e salutati.

Non abbiamo mai saputo che fine ha fatto quel povero ragazzo…”

Questa è la storia di solidarietà del nonno di Theo, autore del racconto. Un nonno dei tempi che furono: che a vent’anni faceva il pastore e non sapeva né leggere né scrivere. Ma che a 45 anni è riuscito a laurearsi in teologia, una settimana dopo che si era laureata la sua figlia primogenita, zia di Theo.

Un nonno che Theo descrive così: "Mio nonno è stato un prete ortodosso, una persona straordinaria."

Ma perché questa storia? Perché racchiude l'essenza stessa della Grecia: una Grecia forte e alle volte umiliata (come oggi), dalla popolazione caparbia e con tanta voglia di fare. E qui, se Theo mi permette, riprendo le parole di Emanuele Apostolidis autore di "Sette Giorni in Grecia" che a mio parere raccontano un altra declinazione di questa filotimia.

Lo ho incontrato recentemente - ci sono delle video interviste su Facebook - e durante una conversazione mi dice: "Certo che in Grecia anche i giovani "hanno dentro" la filotimia - una sorta di amore e di generosità gratuite e senza richieste - che eleva l'uomo. Se così non fosse, con i problemi che sta avendo oggi la Grecia, Atene sarebbe un Paese violento e con baby gang modello Sud America. Questo non è successo ed è merito di questo sentimento che noi giovani greci, anche oggi, abbiamo dentro."

E allora io, come voi, torno a pensare che la Grecia sia la Grecia: il suo spirito è unico. Grazie Theo e grazie Emanuele!

PS: l'immagine in copertina non è del nonno di Theo.

 

 

 

2 Risposta

  1. Questa storia straordinaria mi ha provocato forti emozioni, sono figlio orgoglioso di mamma Greca e ho vissuto molte volte situazioni di ospitalita disponibilità accoglienza e Amore dei miei genitori verso emigrati negli anni 70 quando dal meridione d'Italia venivano a cercare lavoro al nord. I miei genitori avevano un ristorante e quando venivano questi ragazzi per mangiare un piatto caldo, mio Padre li vedeva che contavano gli spicci che tenevano nella tasca, senza chiedere faceva portare dalla mamma una minestra calda e poi della carne, loro sbarravano gli occhi e dicevano alla mamma che non potevano pagare questo, il Papà si avvicinava a loro e gli diceva; non boglio soldi! se devi lavorare devi essere forte e con la pancia vuota non puoi. Mangia quando guadagnerai mi pagherai ma quello che mangi fino a quel giorno non costa nulla! Io gli sguardi umili e timidi di questa gente li ricordo bene. Ero piccolo ma quegli sguardi li porto con me. Queste persone col tempo si sono realizzati e hanno sempre frequentato il ristorante di Papà hanno festeggiato li il loro matrimonio e i batterimi e credime dei loro figli. Credetemi sono storie di vita incredibili che hanno segnato e formato la mia coscenza e che continuo a fare con piacere quello ghe facevano Papà e Mamma che ringrazio sempre e che mi sono sempre vicini dal cielo! Vi Amo! Ho deciso di mettere la storia di Teo con quella dei miei Genitori sul libretto della Taverna Greca Stelios che abbiamo aperto a Milano tre anni fa. Io imito mio Padre e mia Madre le ricette l'accoglienza e tutto quello che ho imparato da Loro. La Grecia è un paese unico! La gente è tenace cortese disponibile accogliente e l'aria che respiri e profumata d'amore. Grazie! Flavio
    • Ciao Flavio, mi permetto di girare il tuo commento a Theo. Che sarà sicuramente contento per queste tue parole. Io sono di Milano!!!! Vi vengo a trovare una sera... Tu sei sempre al ristorante?

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