Kastellorizo, o Megisti, ci concediamo un tour fotografico?

Ora vi mostro Kastellorizo e poi, se avete voglia, vi spiego un po' di cose... Ve la mostro grazie alle immagini di Davide: fotografo professionista, le cui immagini mi hanno colpito su Instragram. Mi sono piaciute talmente tanto da spingermi a chiedere a Davide di poterle usare per un post. La sua risposta è stata sì e, grazie a lui, ecco un tour fotografico pazzesco di questa Isola rimasta, nonostante Mediterraneo, decisamente incontaminata.

Questo il profilo Instagram di Davide:

Questi gli scatti di Davide:

La casa di Vassilissa, celebrata nel film di Salvatores a Limani,
parte occidentale dell'insenatura che ospita il principale nucleo abitativo.

 

Una cappella all'ingresso dell'insenatura del porto, anche questa compare in più sequenze di Mediterraeo. Qui è ripresa attraverso il manico di un'anfora appena
ripescata dal fondale antistante l'isolotto di Psoradia.

 

La nave entra nel porto di Kastellorizo,
due alla settimana i collegamenti diretti con Rodi, quattro ore di navigazione.

 

Gli isolotti minori che separano Kastellorizo dalla costa turca, visibile in ultimo piano ma in realtà lontana solo 2,5 km. Al centro la doppia isola di Saint George, che ospita una pittoresca chiesetta bianca ma anche uno stabilimento balneare.

 

Le case di Limani (lato occidentale dell'insenatura) viste dall'ex mercato del pesce.

 

Le chicchiere greche sul lungomare, sullo sfondo il lato orientale dell'insenatura con la piccola moschea.

 

La moschea ottomana (il minareto) e alcune case in stile turco, viste dalla merlatura del vicino museo dedicato alla storia dell'isola.

 

Dettaglio della cappelletta del porto.

 

In primo piano il "portico dell'oblio", dove è stata girata la scena collettiva in cui i protagonisti di "Mediterraneo" vengono raggirati dal turco Nunzo. Sullo sfondo la moschea ottomana che ospita un piccolo museo etnografico.

 

Ecco la costa turca sullo sfondo, vicinissima.

 

Come la precedente, con in più la chiesa di Agios Georgios i primo piano, lato sud dell'insenatura.

 

L'esterno dell'edificio fortificato che ospita il museo storico. Anche questo scorcio è stato utilizzato per una scena del film di Salvatores (il ritratto).

 

La vetta della piccola altura che separa Kastellorizo porto dal sobborgo di Mandraki. Il Castello di San Giovanni è diroccato, ma si sale in cima con una traballante scaletta metallica a pioli. Ben visibile la bandiera greca, anche dalla sponda turca...

 

Questa casa è Agnanti Studios, dove si può soggiornare, con discesa a mare direttamente dal piccolo edificio diroccato bianco a lato. Siamo già nella zona di Mandraki.

 

Reti da pesca nei vicoli del porto.

 

Gatto greco, vogliamo farcelo mancare?

E' un'alba, il profilo scuro è la costa anatolica.

 

L'interno dell'isola, in particolare il sentiero che salita la irta montagna che sovrasta il porto e le case, permette di raggiungere il monastero di St. George of the Mountain, purtroppo aperto solo un paio di ore al giorno e con la necessità di assicurarsene prima di affrontare il salitone.

 

Il "passo" che collega le case di Kastellorizo paese-porto a quelle di Mandraki. E la zona di Horafia.

 

Attorno all'isola vivono le tartarughe marine Caretta Caretta, sarebbero un centinaio gli esemplari. Si avvicinano tantissimo al lungomare ed è molto facile vederle anche mentre si cena. Meno facile - ma può capitare - riuscire a nuotarci insieme.

Questa l'esperienza di Davide:

Kastellorizo resta una meta "quasi incontaminata". Fuori dal tempo grazie anche, e forse soprattutto, alla sua lontananza. Ecco come la descrive in un articolo scritto per un giornale con cui collabora:

Davide: Se oggi è ancora un luogo estremo, per pochi visitatori fortemente motivati (due giorni di viaggio dall'Italia, quattro ore di nave due volte alla settimana da Rodi, due ore e mezza di catamarano veloce ma solo il mercoledì o la suspense del turboelica che atterra su una pista da aeromodelli tutti i giorni in estate, meno fuori stagione) immaginiamoci come poteva essere nel 1991 quando Gabriele Salvatores la scelse come straordinario sfondo per le vicende militari, amicali, sentimentali, filosofiche e un po’ politiche dei vari Abatantuono, Cederna, Bigagli, Conti, Alberti, Bisio in quell’ora e mezza da Oscar.

Questo, oltretutto, risulta particolarmente anomalo considerando la notorietà che l'Oscar dato al film Mediterraneo ha portato.

Davide: Cosa accade in qualsiasi angolo del pianeta quando un luogo così piccolo diventa improvvisamente famoso fino ad essere celebrato nella notte degli Oscar? Nascono musei, locali e ristoranti a tema, tour guidati, memoriali di vario tipo. A Megisti quasi nulla di tutto questo, eppure ancora oggi molti tra i viaggiatori stranieri che qui approdano - pure dall’Australia, dove sono tanti gli emigrati originari di quest’isola - lo fanno anche perché hanno visto quel film.

Quindi come è oggi Kastellorizo?

Oggi ha meno di 300 abitanti e ha visto il suo patrimonio architettonico ridursi a un quinto sia per le devastazioni dell’uomo che per il violento terremoto che scosse l’isola nel 1926.

Megisti resiste, sopravvive lontanissima da Atene e vicinissima alla costa turca, con la città anatolica di Kàs che si vede di fronte ai bastioni greci e dista una manciata di chilometri.

E cosa si prova quando si arriva e si parte da Magistri?

Davide: C’è un brivido ancora attuale nella dedica che chiude il film: «A tutti quelli che stanno scappando».

Eccola, allora, questa Kastellorizo che tutti noi ricediamo ogni volta danno alla tele Mediterraneo... Perché lo so, che per tutti noi, Mediterraneo è il film culto...

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