E poi capita che perdi il Dodekanisos Express delle 14.00 e prendi l’Anek che parte alle 20.10 da Lipsi e allora capisci…
Capisci che anche l’aliscafo è un po’ imbruttito e che l’aliscafo toglie un po’ di quella magica lentezza che è sinonimo di Grecia.
Perché l’Anek, ovvero il traghetto tradizionale, è lento; è siga siga; è quello che ti fa perdere un’ora. Ma poi, navigando, capisci che quel perdere è un guadagnare.
E’ un guadagnare un’ora aggiuntiva di navigazione tra le padelline, ovvero le isolette come dicono in Grecia; è un guadagnare il sole che affonda nel mare per lasciar sorgere la luna alle sue spalle.

Un sole e una luna entrambi rossi ed infuocati perché oggi, 17 giugno, è la notte della “strawberry moon” perché anche la luna, e il suo colore così come la sua grandezza, sono diventate una specie di claim; un ennesimo # da postare su Instagram.
Ma tu, reduce da una Lipsi incontestabilmente greca e in pace con se stessa, te ne freghi dello #strawberrymoon. Lo conosci ma lo eviti e pensi solo a guardare lei, quella luna rosso rosa che si staglia in un cielo immenso. E poi vedi le sagome scure delle isole, con le loro lucine, perché loro – le lucine – fanno della Terra degli Dei un eterno presepe.
E allora capsici che qui, e solo qui, potevano nascere la democrazia e Platone, l’estetica e Ippocrate, la tragedia e Socrate.
E allora capisci che il greco contemporaneo, come il greco antico, resta curioso e tenace; orgoglioso e caparbio.
E allora oggi, come allora, trovi il greco che si interroga sul “da dove deriva” una parola che sta per usare; perché la parola è poetica e pregnante e mai, mai, banalmente pragmatica.
E allora capisci che la Grecia, alle volte travolta da questo turismo impazzito; la Grecia, alle volte umiliata da questa crisi imposta, resta e resterà sempre la Grecia.

Bella, selvatica, incapace di sottomettersi alle imposizioni. E noi, per questo, l’ameremo sempre.

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